THE CURE + THE TWILIGHT SAD – Milano (MI), Mediolanum Forum, 4 novembre 2022: il nostro live report!

THE CURE + THE TWILIGHT SAD – Milano (MI), Mediolanum Forum, 4 novembre 2022: il nostro live report!

THE CURE + THE TWILIGHT SAD
Milano (MI), Mediolanum Forum, 4 novembre 2022
Parole di Filippo Contaldo

Il ritorno in Italia di Robert Smith, Simon Gallup, Jason Cooper, Reeves Gabrels, Perry Bamonte e Roger O’Donnell è stato a dir poco dirompente, con ben quattro date tra Firenze, Bologna, Padova e Milano, da cui mancavano dal 2016. Un tour di successo per la band britannica, amatissima nel bel paese e capace di attirare sempre numerosissimi spettatori, con concerti sold-out da mesi; li hanno accompagnati, come d’abitudine da diversi tour a oggi, gli scozzesi The Twilight Sad.

The Twilight Sad:
ll quintetto scozzese sale sul palco alle 19.30, quando il Mediolanum Forum deve ancora accogliere buona parte del pubblico; chi è già arrivato, tuttavia, sembra conoscerli abbastanza bene, probabilmente perché non è la prima volta che aprono per il gruppo di Crawley. Il loro stile, un sapiente mix tra indie rock, shoegaze e post-punk, è l’ideale per riscaldare i cuori degli astanti; i brani di buona qualità, infatti, non mancano: tra questi, è giusto ricordare l’atmosfera sospesa di There’s a Girl in the Corner, il ritmo di Last January e l’energia di And She Would Darken the Memory, con cui hanno chiuso i quarantacinque minuti della loro esibizione, essenziale ma di sostanza.

The Cure:
Una volta che i The Twilight Sad lasciano il palco, si diffonde all’interno del Forum il suono di una pioggia scrosciante e intensa, interrotta da dei lunghi e soffusi tuoni enfatizzati dall’effetto dei lampi creato dall’illuminazione della scenografia; un’atmosfera perfetta per accompagnare, dopo lo spegnimento delle luci accolto da una lunga ovazione di soddisfazione, l’entrata in scena di Robert Smith e soci.

L’inizio è lento e graduale, con l’inedita Alone, una ballad dall’attitudine sognante che introduce alla perfezione quello che sarà solo uno dei grandissimi classici suonati dalla band inglese nelle oltre due ore e mezza di concerto, ovvero Pictures of You, il vero kickstart della serata. Da subito si percepisce come la voce di Robert sia chiara e cristallina e non fatichi nelle parti acute che, anzi, sono precise come se fossero su disco.

Ottimo anche il bilanciamento di tutti gli strumenti, a cominciare dal basso di Simon Gallup (inizialmente con indosso una giacca di pelle nera, successivamente tolta per rimanere con una canotta degli Iron Maiden, coperta parzialmente dalla tracolla del suo strumento ma verosimilmente con l’immagine di Eddie-shogun nella versione dell’ultimo loro disco, Senjutsu), pietra angolare del sound dei Cure e fortunatamente rientrato in formazione dopo il breve iato del 2021 che aveva terrorizzato i fan.

Il concerto prosegue sull’onda dell’entusiasmo, con la band che inanella un classico dietro l’altro a cominciare dall’intensissima Lovesong, alla visionaria Burn che riporta gli astanti ai gloriosi anni ’90 con il sound quasi-tribale della batteria suonata da Jason Cooper (mentre il suo faccione filtrato psichedelicamente veniva proiettato sullo sfondo del palco da una telecamera fish-eye) che si incastra con il celebre arpeggio che accompagnava il compianto Brandon Lee-Eric Draven sui tetti dei palazzi di Detroit.

Nell’ambito di una scaletta che definire ricca di storia sarebbe un eufemismo, i britannici non hanno mancato di proporre alcuni inediti da quello che dovrebbe essere il loro tanto agognato nuovo disco da quattordici anni a questa parte, Songs of a Lost World; oltre alla già citata Alone, si menzionano Endsong, suonata a chiusura del primo atto, A Fragile Thing (suonata per la prima volta in assoluto dal vivo, come illustrato da Robert), And Nothing Is Forever e I Can Never Say Goodbye.

Si tratta di brani che probabilmente necessitano di più ascolti per poter essere apprezzati adeguatamente, dal vivo, va detto, mostrano un po’ il fianco rispetto alla qualità dei grandi classici dei Cure, ma questa situazione non è certo nuova ai fan dei mostri sacri del rock e dell’hard rock.

the cure live

Ad ogni buon conto, l’esibizione dei Cure è eccellente; stupisce come ancora oggi Robert Smith si mostri autenticamente emozionato nei confronti del pubblico che acclama lui e i suoi compagni di avventura da oltre quarant’anni e tradisca una timidezza mista imbarazzo che dei vecchi e smaliziati lupi di mare dovrebbero avere già superato da tempo; i suoi zoppicanti tentativi di parlare in italiano (a dispetto della dichiarazione fatta da lui stesso durante il concerto, secondo cui da bambino parlasse la lingua di Dante addirittura “fluently”), i momenti di vera commozione mostrati in più di un’occasione, i saluti e le attenzioni nei confronti di tutto il pubblico, spostandosi da una parte all’altra del palcoscenico per potersi rivolgere verso ogni ordine di posto, sono caratteristica più unica che rara di una band composta da artisti che vivono la loro musica con intensità e partecipazione.

Le due ore e mezza di concerto passano in un batter di ciglia, con un pubblico quasi in estasi attraversato dal calore di brani immortali come A Forest, Lullaby, Faith, Disintegration, Friday I’m in Love, insomma, il meglio della produzione di questa band iconica che ama l’Italia (“è stato il mio concerto preferito del tour, ci vediamo presto” dirà alla fine Robert, rientrato sul palco dopo il secondo e ultimo encore) e che viene puntualmente ricambiata da una fanbase tra le più eterogenee in assoluto; teenager al loro primo concerto, trentenni e quarantenni in quantità, donne e uomini più verso i sessanta che i cinquanta che non si sono fatti scrupoli a dipingersi il volto di bianco e le labbra con il rossetto sbavato, famiglie con bambini.

Il concerto si è chiuso con Boys Don’t Cry; per fortuna hanno detto che torneranno, quindi no, non piangeremo.

Setlist The Cure:

Alone
Pictures of You
A Night Like This
Lovesong
And Nothing Is Forever
Cold
Burn
At Night
Charlotte Sometimes
Push
Play for Today
A Forest
A Fragile Thing
Shake Dog Shake
From the Edge of the Deep Green Sea
Endsong

Encore 1:

I Can Never Say Goodbye
The Figurehead
Faith
Disintegration

Encore 2:

Lullaby
The Walk
Friday I’m in Love
Close to Me
In Between Days
Just Like Heaven
Boys Don’t Cry

Filippo Contaldo

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