MESHUGGAH + THE HALO EFFECT + MANTAR – Alcatraz, Milano, mercoledì 20 marzo 2024: il nostro live report!

MESHUGGAH + THE HALO EFFECT + MANTAR – Alcatraz, Milano, mercoledì 20 marzo 2024: il nostro live report!

MESHUGGAH + THE HALO EFFECT + MANTAR
20/3/2024 – ALCATRAZ – MILANO

Parole di Barbara Volpi
Foto di Davide Sciaky

A volte capita, tra i tanti concerti così così, di assistere all’eccellenza. Assistere è anche il verbo sbagliato, visto che un live della band svedese è una vera e propria esperienza sensoriale, oltre che una lezione di preminenza tecnica e di professionalità. L’Alcatraz è già stipato per lo sludge dei Mantar, ma è con i The Halo Effect che inizia il rituale tribale del metallo vero. Vengono da Gothenburg e sfornano un death imbevuto di melodie e di aperture umbratili, tanto da velare il loro suono compatto di un epico romanticismo. Parte dei membri del gruppo viene dagli In Flames e si sente, visto che essi sanno offrire una performance di alta qualità. Il cantante Mikael Stanne (classe 1974) è in ottima forma e convince anche i non amanti del genere con la sua fisicità e la sua ottima vocalità.

L’atmosfera, dunque, a questo punto è bella pronta per l’entrata sul palco dei Meshuggah, annunciati da un improbabile Careless Whisper di George Michael (ma dove siamo qua, nel 1984?). L’attacco e con Broken Cog, tratto dall’album di due anni fa Immutable, seguita da Rational Gaze, e si sente subito che Jens Kidman e soci sono lì per dare lezione di fisica del metal: sono precisi, matematici, chirurgici e elargiscono formule sonore algebriche che rasentano la perfezione. Tutto torna anche quando si susseguono Perpetual Black Second, Kaleidoscope e God He Sees In Mirrors, ed è un po’ come se dei vecchi insegnanti incanutiti e cazzuti (soprattutto il frontman) dessero lezioni ai nuovi giovani adepti che nel pubblico non si risparmiano, e ricambiano l’orazione cattedratica con pogo e stage diving. L’ovazione si trasmuta in partecipazione ed è questa la magia del rituale metallaro. Mentre si susseguono incisioni al bisturi elettriche (In Death Is Life, In Death Is Death), muri di suono spinti al cardiopalmo (Humiliative, Future Breed Machine) ci si concede una piccola apnea carica di energia e di sudore per ritornare, successivamente, con le martellanti Bleed e Demiurge.

Si esce soddisfatti e un po’ frastornati, consapevoli di aver assistito a una esibizione di gran classe. Esiste una forma di eleganza anche nella musica estrema e i Meshuggah ne sono gli ambasciatori assoluti.

Emanuele Biani

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