LAMB OF GOD – il report dell’evento in live streaming “Lamb Of God-performed in full”

LAMB OF GOD – il report dell’evento in live streaming “Lamb Of God-performed in full”

LAMB OF GOD

Live Streaming – “Lamb Of God – performed in Full”

Venerdì, 18 settembre 2020 – Richmond, VA, U.S.A.

Parole di Antonino Blesi – foto di Bryce Hall

Tempi strani, dolorosi e difficili, questi. È veramente arduo nel 2020 far uscire un disco e cercare di promuoverlo al meglio, anche per gli esperti Lamb Of God, che, prima del recente lavoro omonimo, mancavano sul mercato dal 2015 (almeno con questo nome e sulla lunga distanza) e tornano all’attacco con un pesante cambiamento, l’addio al batterista storico Chris Adler sostituito dal valido Art Cruz (diverse esperienze al suo attivo, tra cui i Prong). L’ultimo album è stato leggermente posticipato causa Covid-19, ma non ha impattato come previsto, offrendo grande solidità e potenza, ma probabilmente poche sorprese e nulla di realmente innovativo. Solo il tempo potrà esprimere il definitivo verdetto su Lamb Of God, nel frattempo la band decide di non rimanere ferma.

Se non è possibile il buttarsi in un intenso tour con un pubblico infuocato, intanto qualcosa va fatto per premiare l’attesa dei molti fan che attendono nuova energia e grande musica. La risposta si materializza in ben due concerti speciali in streaming, ambientati in un club nella loro città natale di Richmond, in Virginia. Il 18 settembre il gruppo ha suonato integralmente tutto il nuovo disco, sette giorni dopo toccherà alla riproposizione del loro storico successo Ashes Of The Wake. Parliamo del primo appuntamento, che parte in grande stile, grazie a una diretta gestita dal celebre speaker metal Jose Mangin della radio Liquid Metal, resa vivace da una confidenziale intervista al cantante Randy Blythe, con tanto di pubblicità alla birra non alcolica Ghost Walker, prodotto ispirato alla band ed alla loro canzone Ghost Walking, oltre a numerosi riferimenti al merchandising ispirato all’evento e in edizione limitata.

Nulla viene lasciato al caso, anche nel chiamare una band solida di supporto come gli scozzesi Bleed From Within, appena tornati con il positivo Fracture ed emuli proprio dei Lamb Of God, forse con un pizzico di melodia in più. Nulla di sconvolgente nella mezz’ora a loro disposizione, ma i musicisti si muovono in uno studio invaso da luci rosso sangue e sembrano concentrati e chirurgici, mettendo a frutto la buona esperienza e la voglia di tornare sul palco. Un’introduzione adeguata prepara il rituale della band protagonista, che sale on stage pronta a mordere le assi, immersa in un cupo blu e uno sfondo che ricorda la copertina del nuovo disco.

Art Cruz pesta sulle pelli come se dovesse dimostrare di essere degno di un predecessore che manca ancora molto ai fan, e il resto dei ragazzi suona con grande impatto e senza sbavature, in un’atmosfera carica ma anche leggermente fredda e asettica. Non è facile interpretare un certo tipo di musica senza la rabbiosa risposta di un pubblico fedele, e un simile scambio di energia in questo contesto non è semplicemente fattibile. Il nuovo disco viene svelato pezzo per pezzo, quasi senza pause, dal prologo roboante di Memento Mori, proseguendo per un copione deflagrante e prevedibile. Spiccano nel mucchio Reality Bath, Resurrection Man ed una spietata Bloodshot Eyes, ma il sigillo finale On The Hook non rappresenta la vera conclusione. La band resta sul palco e sorprende con una piccola serie di classici come Contractor (senza dubbio la migliore), Ruin e 512. Il tutto si chiude dopo circa un’ora e dieci di performance, con un commiato abbastanza freddo e distante di Randy Blythe, tuttavia sempre impeccabile nel suo growling urlato e compresso, raramente sostituito da una voce pulita.

Che dire? Uno spettacolo essenziale ed estremamente professionale, suoni impeccabili, manca però un po’ di emozione sporca e imprevedibile. I die hard fan apprezzeranno, in attesa del trionfo annunciato del prossimo concerto. Tra sette giorni tocca ad Ashes Of The Wake, e quello è veramente un capolavoro.

 

Emanuele Biani

Lascia un commento