GOJIRA + CELESTE + URNE – il concerto di lunedì 19 giugno all’Alcatraz di Milano nel nostro live report!

GOJIRA + CELESTE + URNE – il concerto di lunedì 19 giugno all’Alcatraz di Milano nel nostro live report!

GOJIRA + Conjurer + Urne
Alcatraz – Milano
19/06/2023
Parole e foto di Paolo Manzi

La musica è un linguaggio universale, la musica unisce e cancella tutte le rivalità ed i pregiudizi. Non ci credete? Allora vediamo, com’è noto, noi italiani spesso non vediamo di buon occhio i cugini d’oltralpe, sia per divergenze politiche, sportive, calcistiche soprattutto. Eppure questa sera ci troviamo davanti ad una band francese, che negli anni si è costruita mattone dopo mattone una solida base di fans. Ed anche qui da noi il successo è arrivato. Tanto da far registrare ottimi numeri sia la scorsa estate al Carroponte sia questa sera all’Alcatraz di Milano che non va molto lontano da un bel sold out. Se la musica non unisse le cose sarebbero andate diversamente. Fatta questa breve premessa passiamo a quanto successo sul palco A del noto locale meneghino:

In apertura una band che è prodotta direttamente dal frontman Joe Duplantier, i britannici Urne.

Band relativamente giovane, con all’attivo due full lenght al cui l’ultimo “A Feast on Sorrow”, uscito in questo 2023, viene dato ampio spazio per la promozione.

La proposta, un mix tra stoner, sludge e metalcore, ben si distanzia da quella degli healiner e fatica a decollare risultando piatta e monocorde.

In alcuni momenti si fatica a capire quando una canzone termina ed inizia la successiva.

Forse non era proprio la band adatta per questo genere di serata ma a fine concerto qualcuno dirà di aver apprezzato.

Un rapido cambio palco ed è il turno dei Conjurer.

Anche la loro esibizione parte lentamente, su una base doom/sludge per poi andare in crescendo.

Spuntano richiami a band più moderne, qualche riff preso in prestito da Sepultura e dagli stessi Gojira rende lo spettacolo più gradevole e la folla inizia ad animarsi.

All’ultimo lavoro “Phatos”, datato 2022, viene concesso poco spazio, andando invece a ripescare più brani da tutta quanta la discografia.

Il registro cambia decisamente con gli headliner, i Gojira partono in quarta irrompendo sulle note di una potente “Ocean Planet”. Scenografia abbastanza essenziale, se non per qualche getto di vapore ed immagini alternati a giochi di luce, proiettate sul fondo.
Il pubblico esplode in un boato inneggiando a gran voce al drummer Mario Duplantier (era il suo compleanno) che dimostra gradire, interagendo sin da subito con le prime file nonostante la distanza e facendo tremare il locale con mitragliate di doppia cassa.
La rabbia e la tecnica del frontman Joe Duplantier in un mix di death/black sulle note di “Backbone”, si accantona poi per un attimo “From Mars to Sirius” per passare a qualcosa di più recente. Ed ecco dal penultimo “Magam” viene ripresa “Stranded”  per poi rallentare il ritmo tornando al precedente album con il famoso canto delle balene di “Flying Whales”. Piccola nota, nel locale era presente uno stand di Sea Shepherd, associazione che si occupa di promuovere la protezione delle balene, tematica che sta molto cara al quartetto. I metallari non sono poi cosi cattivi come si vuol far credere. Prima dell’attesissimo drum solo di Mario c’è tempo per un’altra sciabolata con “The Cell” e la lunghissima “The art of Dying”. La parte centrale dello show è dedicata alla’ultima fatica “Fortitude”, ormai datata 2021,  partendo con “Grind”, “Another World” e la tencicissima “Born for One Thing” per poi fare un tutto nel passato di circa un decennio con la title track dell’acclamato “L’Enfant Sauvage”.

Il resto dello show scorre velocemente, tra pochi fronzoli, poche parole e tanti fatti, regalando altre perle come “Amazonia” e la chiusura con “Vacuity”.

I Gojira si riconfermano una garanzia regalando uno show potente ed emozionante, ricco di sfumature che rendono la loro proposta unica sia sul piano musicale che delle lyrics.

Arrivederci al prossimo sold out!

Filippo Contaldo

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