GHOST + DEATH SS + LUCIFER – il concerto del 29.05.23 all’Ippodromo SNAI di San Siro, Milano nel nostro live report

GHOST + DEATH SS + LUCIFER – il concerto del 29.05.23 all’Ippodromo SNAI di San Siro, Milano nel nostro live report

GHOST + DEATH SS + LUCIFER
Milano, Ippodromo SNAI San Siro, 28 maggio 2023

Parole di Davide Sciaky
Foto di Monica Furiani

A poco più di un anno dall’ultimo concerto italiano, quella volta al Mediolanum Forum, tornano i Ghost che saranno accompagnati in questa occasione da Death SS e Lucifer.
I due gruppi di supporto sono accomunati agli headliner dal tema esoterico/satanico, e la presenza dei Death SS non ha mancato di scatenare qualche polemica da chi trova sacrilego che un gruppo storico si trovi ad aprire il concerto di chi proprio dalla band fiorentina si è fatto influenzare decenni dopo.
Se per motivi artistici e storici possiamo condividere questa obiezione (o almeno comprenderla), commercialmente la scelta è ovvia, ma d’altro canto siamo sicuri che a Steve Sylvester e soci non sia dispiaciuto suonare davanti ad un pubblico molto più ampio di quello che solitamente si trova ai loro concerti.
Il successo commerciale della band di Tobias Forge è evidente ormai da tempo, e si può facilmente vedere quando all’arrivo all’ippodromo pochi minuti prima delle 18.00 (ora prevista di apertura porte) troviamo una coda sterminata che gira intorno alle mura della location. Si vedono tantissime magliette della band, ma anche tanti tatuaggi a tema e persone travestite, inclusi un paio di Papa Emeritus completi di tunica papale incuranti della temperatura non certo ideale per un travestimento del genere.

Purtroppo dei problemi non bene identificati ritardano l’apertura delle porte di circa mezz’ora e, anche se il concerto dei Lucifer viene ritardato rispetto all’orario previsto, diverse persone si trovano ancora in coda mentre la band svedese inizia a suonare.

Ci spiace vedere il primo gruppo suonare davanti ad un pubblico relativamente ridotto dato che la proposta della band è decisamente interessante e piacevole.

La musica spazia tra Hard Rock e Metal a tinte Doom decisamente old school, con la cantante Johanna Sadonis in gran forma che perde poco tempo in chiacchiere – già abbastanza tempo è stato sprecato per il ritardo – e regala agli spettatori un’ottima prova vocale.

Purtroppo il batterista Nicke Andersson, apprezzato batterista degli Entombed e non solo, non è presente a causa di precedenti impegni con gli Hellacopters, ma anche con un rimpiazzo la band ha una buona chimica e diverte e fa divertire con le cinque canzoni che suona: Ghosts, Crucifix (I Burn for You), A Coffin Has No Silver, Wild Hearses e California Son.

Una setlist abbastanza ridotta ma che permette alla band di presentare efficacemente la propria proposta e forse a guadagnarsi anche qualche fan.

E’ quindi il turno dei Death SS, gruppo che Tobias Forge ha più volte citato tra le influenze dei Ghost, ed è quindi certamente speciale trovarli insieme sullo stesso palco.

Il concerto dura quasi un’ora, un ottimo tempo per un gruppo di supporto, e conterà una decina di brani provenienti dai primi cinque album.

Si tratta quindi di una performance decisamente old-school che tutti i fan non possono che apprezzare.
Nel pubblico dei Ghost, per sua natura molto variegato, sicuramente diverse persone non conoscono la band, ma grazie ad una performance di alto livello i Death SS riescono facilmente a conquistare l’attenzione di tutti.

Se qualcuno fosse rimasto indifferente alla musica, le performer che compaiono sul palco in diversi travestimenti, il più delle volte che le lasciano semi-nude, hanno indubbiamente catturato l’interesse di tutti a giudicare dal numero di cellulari sollevati a filmare le loro comparsate.

Già da questo show l’entusiasmo rilevato nel pubblico è notevole, in particolare da certi spettatori che sembrano più interessati ai Death SS che alle altre band, e nelle prime file si scatena un pogo incurante del fango che chiazza il terreno.

L’ultima doppietta di canzoni, i classici “Let the Sabbath Begin” e “Heavy Demons”, incontrano l’entusiasmo più grande finora rilevato con un pubblico che, incalzato da Steve Sylvester, canta a gran voce i ritornelli.

Immediatamente dopo la fine dell’esibizione incomincia il cambio palco: la scenografia dei Ghost da alcuni anni a questa parte è decisamente imponente e richiede tempo per essere allestita, cosa che succede dietro ad un telone per non rivelare nulla agli spettatori.

Già dal momento in cui il telo viene calato il pubblico comincia ad acclamare la band, e urla e occasionali applausi non mancano durante l’attesa, segno evidente dell’entusiasmo dei presenti. Imperion, preregistrata, segnala l’imminente inizio del concerto, delle luci proiettano la sagoma dei musicisti sul telone che poco dopo cade, il rituale ha inizio!

Si parte con Kaisarion, canzone forse scritta proprio con l’intento di farne un’opener dato che con il suo crescendo iniziale è perfetta per aprire il concerto mentre i fan vanno immediatamente in visibilio. Sarà proprio Impera, disco da cui è tratta questa canzone, il protagonista principale della serata come è giusto che sia visto che si tratta ancora del tour promozionale di questo album. Rispetto al concerto di un anno fa la band introduce due nuove canzoni, Watcher in the Sky e Respite on the Spitalfields, quest’ultima che ha fatto il debutto dal vivo solo poche sere prima del concerto milanese.

Oltre ai brani dell’ultimo disco in studio, un’altra aggiunta interessante in scaletta è Jesus He Knows Me, cover dei Genesis contenuta nell’EP Phantomime pubblicato appena 10 giorni prima. Interessante da un lato perché Forge è riuscito a reinterpretare la canzone rendendola pienamente Ghost, pur mantenendo lo spirito originale del pezzo, ma anche perché con pochissimi giorni per ascoltarla e “studiarla” il pubblico la canta parola per parola come se fosse un vecchio classico.

Un altro cambiamento apprezzabile rispetto alla scaletta sentita lo scorso anno è la maggiore considerazione data all’album di debutto, Opus Eponymous, con l’ottima Con Clavi Con Dio che si è aggiunta a Ritual.

Tra una canzone e l’altra Papa Emeritus si rivolge sempre sarcastico al pubblico che pende dalle sue labbra. Non manca neanche un momento fuori scaletta quando un fan lancia delle mutande (apparentemente maschili) sul palco, che Forge raccoglie e non manca di commentare. Una menzione obbligatoria va al momento in cui Forge ringrazia la crew che segue la band, tutto lo staff coinvolto nell’organizzazione del concerto e le band in apertura (mettendo forse più risalto del solito quando parla dei Death SS, ennesimo segno del rispetto provato verso la band fiorentina).

Nel complesso vengono suonate 20 canzoni per un totale di due ore circa di concerto. Uno dei punti di forza dei Ghost è sempre stata la capacità di creare brani orecchiabili, melodie che ti si fissano in testa, ritornelli che sembra obbligatorio cantare a squarciagola, e lo show risulta inevitabilmente in questo, in due ore di hit assolutamente memorabili cantate all’unisono da tutti i fan presenti.

Ancora una volta i Ghost si sono confermati come una delle band di punta degli ultimi anni, uno dei pochi gruppi che sono stati in grado di raccogliere lo scettro finora saldamente impugnato da band storiche leggendarie e di essere pronti a prendere il loro posto il giorno in cui decideranno di godersi la meritata pensione.

Emanuele Biani

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