­FESTIVAL LEYENDAS DEL ROCK – il nostro live report!

­FESTIVAL LEYENDAS DEL ROCK – il nostro live report!

FESTIVAL LEYENDAS DEL ROCK
9, 10, 11, 12 agosto 2023
Polideportivo di Villena (Alicante – Spagna)

Testo: Cesare Macchi
Foto: José “Chimpa” Sanchez Rico

Anno dopo anno la Spagna si sta dimostrando sempre più terra di Festival e di passione metallica. Dopo il Rock Imperium, il Resurrection Fest  e un tour di ben tre date degli Iron Maiden, eccoci nel sud della penisola iberica per assistere al Leyendas del Rock giunto quest’anno alla sedicesima edizione. Più di sessanta gruppi, distribuiti in 4 giorni, che spaziano tra i generi più differenti e, cosa alquanto interessante, tanti gruppi spagnoli, più o meno noti, che solo qui si ha modo di scoprire ed ascoltare. Qualche esempio? I folk metaller madrileni CELTIAN, festaioli e trascinanti oppure i DELALMA, band davvero di classe che vede il virtuoso Manuel Seoane alla chitarra e l’ex Avalanch Ramon Lage alla voce: esibizione eccezionale, pubblico totalmente coinvolto. Vorrei parlare anche dei DRY RIVER che con il loro rock progressivo, con testi rigorosamente in castigliano, riescono ad appassionare e a mantenere viva l’attenzione del pubblico nonostante la tarda ora (il loro slot era 02.50-04.00). Complimenti anche agli SHALOM, band hard rock di fine anni 80 che, nonostante la non tenerissima età dei componenti, spacca ancora. Tante, davvero tante band interessanti. Sempre dalla Spagna ma con una platea più internazionale WARCRY e AVALANCH, che hanno dimostrato di avere un pubblico fedele e numeroso che li ha accompagnati cantando ogni canzone e riempiendo il prato più di molte band internazionali. Grande accoglienza anche per i TIERRA SANTA, nonostante la tarda ora (iniziano a suonare alle 01.30) e un’illuminazione scarsa. Tra i primissimi ad inaugurare l’apertura del festival due band molto particolari, le giapponesi HANABIE, ragazzine con look in stile Anime, divertenti ma niente più e i mongoli UUHAI, piuttosto inquietanti con costumi tradizionali e sonorità cupe e ipnotiche. Nutrita la rappresentanza di band dalle sonorità estreme. Bestiali i DECAPITATED che fanno partire il primo moshpit della giornata. Sempre apprezzati ed appoggiati i SEPULTURA con Derrick Green che domina il palco, sostenuto dal muro sonoro prodotto da Kisser e Paulo Jr. Buona anche l’esibizione degli I AM MORBID di David Vincent e Pete Sandoval che ovviamente propongono una scaletta interamente Morbid Angel. NAPALM DEATH devastanti, furiosi; show davvero coinvolgente che scatena l’ennesimo moshpit. Sullo scenario secondario suonano i KEEP OF KALESSIN, ottima band che non avrebbe sfigurato sul palco principale. Nel frattempo la temperatura (mi riferisco a quella climatica) sale e sale…nella giornata di giovedì si raggiungeranno 44°; caldo secco, non umido, ma che roba!

Passando a sonorità decisamente meno estreme, ci godiamo un’ora di assoluto divertimento con i BEAST IN BLACK, dal vivo fenomenali e scenografici. Piaccia o non piaccia ai puristi la loro proposta musicale, dal vivo spaccano, grande voce e grande chitarra. Proposta musicale banalotta ma show divertentissimo quello dell’ex Gloryhammer Angus Mc Six in armatura dorata e canotto “Pegaso” gonfiabile che ha surfato sulla testa del pubblico. Gli HAMMERFAL dal vivo sono una garanzia: la voce di Cans funziona sempre bene e la chitarra-martello di Dronjak fa sempre il suo effetto. Grandi classici e qualcosa anche dall’ultimo “Hammer of Dawn”. Altra band che meritava sicuramente il palco principale sono i NARNIA. Gli svedesi hanno dato vita a uno show fenomenale, con un tiro pazzesco e canzoni davvero buone. Ottima resa le due canzoni “Rebel” e “Thief”, tratte dall’ultimo album. Tra i migliori del festival. I DYNAZTY si dimostrano una realtà in costante crescita: melodie ruffiane, suoni potenti e ottima presenza scenica.  Di UDO (in questo caso col moniker “di famiglia” DIRKSCHNEIDER) cosa dire? Niente di nuovo e, come si suol dire, no news, good news. Solita voce adorabile, solito carisma da veterano e solite chitarre granitiche. Setlist basato interamente sul repertorio Accept old school che inizia con ‘Starlight’ e termina con ‘Balls to the Wall’ passando per ‘Midnight Mover’, ‘Metal Heart’…
Per rimanere in tema old school, sul palco secondario (denominato Mark Reale), suona il power trio canadese degli EXCITER. Molta gente ad assistere, buona esibizione e buona la prestazione del giovane Dekay alla chitarra, bravo a trascinare il pubblico. Molta curiosità per gli UGLY KID JOE, band che difficilmente si vede in giro. Non sono più i ragazzini monelli di una volta ma l’attitudine è rimasta invariata, il pubblico si diverte ma pensavo meglio.

Credo che tutti amiamo PAUL DI’ANNO per il personaggio che è e per quello che ha rappresentato. Vederlo seduto in sedia a rotelle e cantare con un certo affanno fa però un po’ male. In ogni caso l’affetto prevale e cerchiamo comunque di goderci “Prowler” o “Phantom of the Opera” o “Running Free” nonostante la voce sia quello sia. Molto buona invece la band. Ennesimo gruppo che avrei preferito vedere sul palco principale sono i VIRGIN STEELE che devono invece accontentarsi del secondario dove fanno comunque il pienone. DeFeis è stato fenomenale e anche senza Pursino alla chitarra, il concerto è stato esaltante. Del nuovissimo “The Passion of Dyonisus” nessuna menzione, forse meglio così.
Parlando di headliner, i MEGADETH hanno davvero spaccato: setlist da paura e Mustaine preciso, potente e totalmente sul pezzo. Grande anche a livello vocale. Kiko Loureiro superlativo, sicuramente uno dei migliori chitarristi in circolazione. I KK’s PRIEST hanno fatto quello che dovevano fare: con un repertorio per metà Judas Prest e per metà solista, la band di Downing ha dato un grande spettacolo, grazie anche a una scenografia incendiaria. Migliore di tutti Tim Owens, con una prestazione perfetta. Nei confronti dei BULLET FOR MY VALENTINE c’era un po’ di scetticismo in quanto band non precisamente riconducibile a un metal tradizionale (e da queste parti alle tradizioni ci tengono). Eppure riescono a convincere un po’ tutti con uno show pesante e tiratissimo amplificato da effetti di luce davvero spettacolari. Ultimo headliner, last but not least, il leggendario MICHAEL SCHENKER accompagnato alla voce da Robin Mac Auley. Lui sempe più magro ma sempre sorridente ed affabile ha un tocco unico ed inimitabile. La scaletta è memorabile, praticamente niente cose nuove: solo un pezzo tratto dal recente “Immortal”, il resto da dividere tra i suoi primi lavori solisti e brani degli UFO. Concerto da brivido.
Cartellone del festival abbastanza buono nel complesso anche se non così attraente con nelle passate edizioni. Buone le premesse per l’edizione 2024, dove sono già confermati come primi headliner gli AMON AMARTH.

Emanuele Biani

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