EARTHLESS – il report del live in streaming nel deserto del Mojave

EARTHLESS – il report del live in streaming nel deserto del Mojave

EARTHLESS – LIVE IN THE MOJAVE DESERT VOL.1

Parole di Luca Cavallo

 Nel pieno dello spirito dei primi generator parties che hanno praticamente dato il via a tutto il desert/stoner rock odierno e dello storico Live at Pompei dei Pink Floyd (nonché sulla scia del bellissimo Live at Giant Rock degli Yawning Man di qualche mese fa, credo), la CDWA – Californian Desert Wizards Association ha ben pensato di organizzare lo scorso autunno una serie di cinque concerti nella suggestiva cornice del deserto del Mojave, con l’idea di trasmetterli tutti in streaming a cadenza bisettimanale per soddisfare almeno in parte una sete di musica dal vivo che si fa sempre più pressante.

Ad inaugurare la serie di appuntamenti, la band che senza dubbio più di tutte si presta a funzionare da perfetto biglietto da visita, quegli Earthless che proprio su un palco sanno portare alla perfezione la loro declinazione del verbo heavy psych. Dopo una breve introduzione e un’intervista ad Isaiah Mitchell, le danze partono con l’infuocata Violence of the Red Sea. Chiunque abbia avuto la fortuna di assistere ad una delle loro esibizioni conosce bene l’immensa capacità di improvvisazione del terzetto di San Diego ed è a dir poco un piacere tornare a sentire a gemere da un amplificatore la chitarra di Mitchell.Dopo un breve intermezzo in cui il gruppo parla dei suoi dischi dal vivo preferiti (purtroppo poco udibile a causa del forte vento), si passa alla parte più suggestiva dell’evento, quando il buio cala sul deserto e gli splendidi giochi di luce della Mad Alchemy Liquid Light Show impreziosiscono una quanto mai sentita versione di Sonic Prayer (qui un breve estratto). Mario Rubalcaba è scatenato e, complice anche l’ottima qualità della registrazione, si riesce ad apprezzare tutta la solidità del basso di Mike Eginton. Chiude un’ora e mezza di estasi Lost in the Cold Sun, pezzo che sembra praticamente nato per essere suonato in mezzo al deserto, tanto si sposa bene con le riprese dello splendido paesaggio naturale circostante.

Tra due settimane verrà il turno di un altro nome molto caro ai seguaci del verbo, i Nebula. Non sarà mai come essere lì davvero presenti, ma uno schermo dalle giuste dimensioni, un impianto audio adeguato e la giusta compagnia con cui goderselo renderanno la sua visione un compromesso accettabile in attesa di tempi migliori.

Emanuele Biani

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