BAYFEST – Il live report

13-14/08/2018 – BAYFEST – Bellaria Igea Marina (RN)
di Fabio Meschiari e Andrea Raffaldini

Il Bay Fest si conferma come uno dei maggiori appuntamenti italiana per gli estimatori della musica Punk. Una location eccezionale, vicino al mare permette ai presenti ri rilassarsi e fare un bagno durante la giornata in attesa dell’apertura dei cancelli. Di fronte alla venue il bagno Becky Bay ha allestito un palco dove un sacco di giovani musicisti hanno intrattenuto i presenti per tutto il giorno. A rovinare la festa purtroppo ci hanno pensato le pessime condizioni atmosferiche dell’ultimo giorno, che hanno causato l’annullamento di diversi concerti e problemi di carattere tecnico che hanno penalizzato soprattutto i Millencolin. Nonostante tutto, la buona qualità dei gruppi e la buona organizzazione hanno permesso a tutti di divertirsi e di apprezzare ottimi stand culinari. All’interno della venue i prezzi non erano proprio popolari e la presenza di una sola cassa per cambiare la moneta con i token necessari per nutrirsi si è tradotta in lunghe code che con un paio di addetti in più si sarebbero potute evitare.

13/08/2018
Pronti per partire col secondo giorno del festival e a scaldare i motori ci pensano i Totale Apatia e gli Inarrestabili, in grado di corroborare gli animi fin da subito e far capire che oggi non ci saranno prigionieri… Gli albionici Booze & Glory segnano l’inizio dei gruppi esteri per la tornata odierna ed il loro Oi! Di matrice inglese fomenta –forse anche otre misura, per qualcuno- il pubblico, portando verso il gran finale rappresentato da due band decisamente ormai storiche. (Fabio Meschiari)

C’è molta attesa per gli Agnostic Front dopo una lunga giornata sotto il sole e molte birre in corpo. La band purtroppo non soddisfa le aspettative, Roger Miret si presenta sul palco con un braccio bloccato in un tutore e la sua forma vocale lascia a desiderare. La band cerca di usare tutta l’esperienza maturata in trentotto anni di carriera per compensare una performance che francamente speriamo di dimenticare molto presto. The Eliminator, Dead to Me e Police Violence vengono comunque apprezzate dal pubblico, anche se suonate senza energia e piglio. Gli Agnostic Front cercano in tutti i modi di fare molta scena sul palco, si muovono da una parte all’altra, provano a coinvolgere i fan, eppure per loro questa è proprio una serata no. La scaletta inoltre risulta accorciata e a concerto finito rimane l’amaro in bocca. Ci pensano però i Dropkick Murphys a concludere la seconda giornata del Bay Fest nel migliore dei modi. Forse la furia punk degli esordi è andata scemando col tempo, eppure quel mix di rock e folk fa venire un’inarrestabile voglia di ballare e far casino. Lo show inizia con Captain Kelly’s Kitchen e The Boys Are Back, sotto il palco è delirio, il pubblico canta e danza incurante della stanchezza accumulata. Prisoner’s Song, Caught In a Jar e The Wild Rover vengono eseguite alla perfezione da una band molto carica ed intenzionata a far divertire. Rispetto a chi ha suonato prima, i Dropkick Murphys viaggiano su tutt’altro livello, persino il disastroso concerto degli Agnostic Front viene subito dimenticato di fronte al celtic punk della formazione americana. Con Rose Tattoo e Going Out In Style il concerto sembra concluso, eppure c’è ancora tempo per qualche bis. Spiccano le cover di The body Of an American (The Pogues) e la conclusiva Dirty Deeds Done Dirt Cheap degli Ac/Dc. Tutti felici, tutti gasati, tempo per l’ultimo drink prima di trasferirsi al bagno di fronte alla venue per concludere la serata festeggiando. (Andrea Raffaldini)

14/08/2018
Il tempo sembra che non assisterà il Bay Fest oggi ma incuranti si procede verso il palco dove Sunset Radio ed Edward In Venice riescono ad intrattenere piacevolmente i primi convenuti a questa giornata conclusiva del Fetival; purtroppo a fare i conti coi capricci di Giove Pluvio saranno i SenzaBenza, che vedono la loro ottima esibizione (nostalgia e qualche lacrimuccia di malinconia da parte dei più attempati) interrotta da scrosci d’acqua… Fuggi fuggi generale e concerti sospesi, con qualche temerario che si cimenta nella costruzione di castelli di sabbia o si rifugia come può sotto qualsiasi riparo disponibile. I Nothington saranno costretti a non potersi esibire sul palco grande, riuscendo ad imbastire un mini set acustico nelle retrovie, lasciando il posto ai Millencolin: gli svedesi partono subito arrembanti ma un improvviso calo di tensione li vede far improvvisare al cantante un intermezzo con sola chitarra acustica, voce e lampadina in grado di illuminarlo –data la totale mancanza di elettricità-, col pubblico che lo sostiene e si diverte fino a quando non si ritorna alla condizione normale per finire un concerto sull’onda del divertimento puro. Tocca ora ai Bad Religion, già presenti al Bay Fest l’anno scorso e che quest’anno presentano l’album “Suffer” per intero, anticipando il tutto con una carrellata fra i loro pezzi più famosi, dispensando grinta e decibel per uno dei migliori concerti dell’ultima decade da parte del gruppo capitanato da Greg Graffin. (Fabio Meschiari)

Dopo uno show devastante come quello dei Bad Religion, per chiunque sarebbe difficile sostenere il ruolo di gruppo headliner. Eppure i Suicidal Tendencies non hanno deluso. Dave Lombardo non ha certo bisogno di presentazione, appena attacca a pestare sulla batteria l’inferno sembra manifestarsi sulla Terra. You Can’t Bring Me Down e War Inside My Head non lasciano superstiti, la band appare in grande spolvero e Mike Muir si conferma il solito animale da palcoscenico. Ra Dìaz con il suo basso scandisce ritmi che fondono crossover e thrash metal, un mix letale che ha fatto la fortuna della band. Il Bay Fest viene messo a ferro e fuoco da bordate tutte suonate con grande carattere e forza, molto più potenti rispetto alle rispettive versioni in studio. Avere dietro le pelli l’ex batterista degli Slayer significa possedere una marcia in più, un motore elaborato in grado di aumentare il livello prestazionale di tutto l’ingranaggio. Infatti i Suicidal Tendencies come una vera macchina da guerra mietono vittime dalla prima all’ultima nota. Nel finale, dopo Cyco Vision, i fan salgono sul palco a concludere lo show insieme ai musicisti. Un finale migliore non si poteva chiedere per una giornata purtroppo rovinata dai capricci del tempo. (Andrea Raffaldini)