ROCK HARD PLUS! – a partire dal 28 settembre in edicola lo “Speciale Black Sabbath” e in allegato il libro “I 100 Migliori Dischi Crossover/Nu Metal”

ROCK HARD PLUS! – a partire dal 28 settembre in edicola lo “Speciale Black Sabbath” e in allegato il libro “I 100 Migliori Dischi Crossover/Nu Metal”

In un accoppiamento editoriale che qualcuno potrà trovare ardito – forse dimenticando i magnifici tribute album “Nativity In Black 1 e 2” e i gruppi che vi parteciparono -, a partire dal prossimo 28 settembre Rock Hard Plus vi propone, allo straordinario prezzo all-inclusive di Euro 19,90:

  • Speciale Black Sabbath – 100 pagine di interviste, recensioni, concerti, reperti storici e tante curiosità sulla fondamentale band di Birmingham, nello stesso formato della nostra rivista madre!
  • I 100 Migliori Dischi Crossover/Nu Metal – un libro di 224 pagine sull’epoca delle contaminazioni che portarono il metal a dominare le classifiche fra la fine del secondo e l’inizio del terzo millennio!

ACQUISTA LA TUA COPIA QUI: https://www.rockharditaly.com/shop/it/in-edicola/229-rock-hard-plus-speciale-black-sabbath-libro-i-migliori-100-dischi-crossovernu-metal.html

ATTENZIONE! DA OGGI LE DUE PUBBLICAZIONI SONO ACQUISTABILI ANCHE SEPARATAMENTE!

Per presentare al meglio questa importante iniziativa, riportiamo qui di seguito l’editoriale e l’introduzione delle due pubblicazioni, opera dell’autore Stefano Cerati:

SPECIALE BLACK SABBATH

Con i Black Sabbath inauguriamo gli “speciali di Rock Hard”. Si tratta di monografie dedicate alle grandi band che hanno fatto la storia della musica hard and heavy. La formula sarà quella che avete dimostrato di gradire nel recente passato, ovvero una versione deluxe di Rock Hard, chiamiamola così, che comprende un numero di cento pagine più un libro allegato. Abbiamo pensato a come rendere originale questa proposta e questa pubblicazione e, siccome di biografie dei gruppi che ci interessano, ce ne sono già diverse, crediamo che sia una buona cosa fare parlare gli artisti dei loro album, della loro musica che alla fine dei conti è ciò che più ci interessa. Per questo abbiamo adottato la forma dell’intervista.

In questo numero trovate interviste estese che si riferiscono a ogni album di studio più quelle a due momenti significativi della carriera dei Black Sabbath, la reunion dei quattro membri storici del 1997 e il tour d’addio del 2017. Non abbiamo dimenticato neanche gli Heaven And Hell, i cosiddetti Black Sabbath Mark II, visto che all’epoca i dischi Heaven And Hell, Mob Rules e Dehumanizer sono usciti sotto la sigla storica.

Oltre alle interviste che abbiamo fatto di persona nel corso degli anni, abbiamo fatto ricerche estese delle fonti attraverso cui recuperare dichiarazioni di tutti i protagonisti, non solo i fab four di Birmingham, ma anche le persone che sono state più vicine alle band, quindi prima di tutto i musicisti che nell’arco di cinquant’anni ne hanno fatto parte, pensiamo a Ronnie James Dio, Vinny Appice, Ian Gillan, Glenn Hughes, Tony Martin, Geoff Nicholls e tanti altri, ma anche manager e produttori.

Speriamo di avere trovato un sacco di curiosità, certamente diverse inedite, almeno per il grosso pubblico, che possano interessare i lettori. Oltre a ciò abbiamo compilato estese recensioni del tutto nuove per ogni album di studio, ogni live e ogni video presente nella discografia dei Black Sabbath. Personalmente è stato un grande piacere riascoltare tutti gli album di questo gruppo, nonostante le centinaia, se non migliaia, di ascolti del passato.

Era giusto partire dai Black Sabbath perché loro hanno praticamente inventato l’heavy metal e ne hanno definito le caratteristiche per migliaia di band che sono venute dopo di loro. Inoltre, nel 2020 ricorrono i cinquant’anni dall’uscita dei loro primi due album, Black Sabbath e Paranoid, che li hanno proiettati nell’olimpo delle più grandi band della storia del rock.

I 100 MIGLIORI DISCHI CROSSOVER/NU METAL

La nozione di crossover nel rock risale ben prima degli anni Novanta. Alla fine degli anni Sessanta, quando il rock era ancora giovane, aveva voglia di confrontarsi con stili e musiche diverse per crescere ed espandere i propri confini. Ecco quindi che sul finire della decade interviene una massiccia sperimentazione che porta il rock, partito dal blues in dodici battute e dal rock’n’roll, a confrontarsi con generi come la musica classica, il jazz, la psichedelia e il folk. Agli strumenti tradizionali del rock, basso, chitarra e batteria, si affiancano non solo le tastiere ma altri strumenti inusuali e nuovi come il mellotron, il theremin, ma anche il sax e altri strumenti a fiato. Vengono usati perfino il fluato, il violino e altri strumenti derivanti dalla cultura orientale. Si dice che per primo George Harrison portò il sitar indiano nella musica dei Beatles. Confrontarsi con altre culture ed altri generi musicali ha permesso al rock di rinnovarsi sempre e di continuare la propria evoluzione.

Per quanto riguarda la musica dura, gli anni Ottanta sono stati un decennio fenomenale che ha visto la nascita di diverse correnti che hanno spadroneggiato nelle classifiche, a partire dalle band della NWOBHM, al thrash, all’hair metal fino al class metal e all’AOR. La creatività di tutti questi sottogeneri è stata ai massimi livelli lungo tutta la decade ed era inevitabile che le formazioni degli anni Settanta e Ottanta affrontassero una fase di stanca e di riflusso alla fine di quel decennio.

Così come il 1980 aveva segnato la nascita di una nuova generazione di band nell’hard rock e nell’heavy metal, così a buon diritto anche il 1990 ha segnato l’inizio della Generazione X e dell’alternative rock, del crossover, del grunge e del nu metal. Già verso la fine degli anni Ottanta c’erano state le avvisaglie che il panorama sonoro stava per cambiare. Forse il primo esempio di crossover moderno è stato Walk This Way dei Run DMC. Il pezzo, composto originariamente dagli Aerosmith, risale al 1975 ma negli anni Ottanta il gruppo di Boston era in declino e la collaborazione per una sua rivisitazione assieme al gruppo rap dei Run DMC nel 1986 gli ha permesso di ritornare in auge e rilanciare la propria carriera. È stata forse la prima forma di rap hard rock moderno.

Per molti anni la musica dura è stata appannaggio di un pubblico wasp bianco, mentre a partire dal quel momento diventa patrimonio di tutti e anche i neri e i latini (di cui gli Stati Uniti sono pieni e, non a caso, anche Regno Unito e Paesi Bassi) che portano le influenze della loro musica, il soul, il funk e l’hip hop alla causa del rock.

Visto che la nuova Walk This Way ottiene un gran successo (arriva al n. 4 di Billboard) questo esempio apre la strada alle band per continuare nella stessa direzione, a mescolare, a incrociare stilemi bianchi e neri. Nello stesso 1986 la Def Jam, etichetta fondata dal

bianco ebreo Rick Rubin e dal nero Russell Simmons intuisce le potenzialità del crossover rap rock e produce il debutto dei Beastie Boys, Licensed To Ill che non solo è il primo album rap a raggiungere la vetta di Billboard, ma anche di fatto il disco che apre le porte alla generazione crossover. I Beastie Boys nascono come un gruppo hardcore ma si appassionano alla musica di strada, di Brooklyn, all’hip hop e cercano di creare una forma ibrida che incorpori entrambi i generi. Al loro disco di debutto partecipa con un assolo anche Kerry King degli Slayer, altra band sotto contratto con la Def Jam e che rappresenta l’altra faccia della medaglia dell’etichetta. La Def Jam è andata avanti per alcuni anni producendo band hip hop o metal prima che i due soci dividessero le loro strade nel 1988.

I semi erano gettati e nell’underground di New York c’erano altre band che si muovevano e che abbracciavano la filosofia crossover come Living Colour, Helmet e Biohazard senza contare gli Anthrax che suonano il pezzo rap metal I’m The Man nel 1987 e successivamente in collaborazione con i Public Enemy incidono una nuova versione di Bring The Noise dal loro debutto su Def Jam del 1987. Tutto torna quindi.

Sull’altra costa invece operano già da qualche anno i Fishbone, i Red Hot Chili Peppers, i Suicidal Tendencies e i Jane’s Addiction di Los Angeles e i Faith No More e i Primus di San Francisco. Questa scena metal alternativa stava crescendo fino a esplodere con The Real Thing dei Faith No More nel 1989. Da allora è stata un’escalation. Molte formazioni sono passate dall’underground e da piccole etichette a firmare per le major e il pubblico ha scoperto un nuovo eccitante modo di fare musica dura. Accanto alle chitarre metal si potevano trovare ritmiche funk, cantato rap o soul e l’uso di deejay addetti ai piatti e agli scratch aumentava.

L’inizio degli anni Novanta vede l’esplosione del crossover con molti album che vanno rapidamente in classifica. E intanto anche l’elettronica dura, marziale e pesante inizia ad accostarsi al rock e al metal e le band che più si fanno notare sono Nine Inch Nails e Ministry. Tutte queste formazioni hanno una base rock o hard rock ma la completano con l’innesto e la fusione al suo interno di altri elementi sintetici e digitali e molti effetti.

Nel 1994 nasce ufficialmente anche il nu metal con l’esordio omonimo dei Korn che a buon titolo è crossover e dà un volto nuovo alla musica degli anni Ottanta, sia come suono, con chitarre cupe e ribassate e senza l’uso di assoli, che come immagine, ribaltando completamente l’estetica delle formazioni della decade precedente. Niente più denim & leather, ma pantaloni e bermuda oversize dal cavallo basso, scarpe da ginnastica e dreadlocks al posto dei capelli lunghi e arruffati. A questo melting pot contribuiscono anche i popoli latini, sia quelli locali degli

Stati Uniti (Ill Niño, Tura Satana o Puya per esempio) che quelli importati come i Sepultura di Roots o i messicani Molotov.

L’Europa non sta a guardare anche se è bene dire che l’epicentro del crossover nu metal è in America e soprattutto nei grandi centri urbani. Lo stile europeo è piuttosto diverso, meno improntato al groove forse, ma più asciutto. La fa da padrone il Regno Unito dove appunto vivono bianchi e neri e persone provenienti da etnie molto diverse ed è così che si formano importanti band come Prodigy, Senser, Skunk Anansie o Dub War. L’industrial inglese di Godflesh, Pitchshifter e Scorn è decisamente più cupo, psichedelico e introverso di quello americano invece.

Al resto d’Europa restano le briciole, ma era giusto includere in questa rassegna gruppi importanti a loro modo come i prime mover Urban Dance Squad dall’Olanda, gli svizzeri Young Gods, i francesi Treponem Pal, gli svedesi Clawfinger e Misery Loves Co., i giganti tedeschi Rammstein e ultimi, ma non per ultimi, i nostrani Linea77.

Il crossover e il nu metal sono fenomeni affini e contigui che valeva considerare sotto la stessa ottica, quella della contaminazione tra generi e del rinnovamento della musica dura. Il fenomeno, partito alla fine degli anni Ottanta, ha vissuto il momento di massimo fulgore in tutti gli anni Novanta, ma ancora oggi band come Slipknot, Korn, System Of A Down, Tool, Red Hot Chili Peppers, Rammstein, Faith No More e gli appena riuniti Rage Against The Machine riempiono le arene e gli stadi dimostrando la validità della proposta della loro generazione che continua validamente a tenere botta anche oltre trent’anni dopo la sua nascita.

Alcune considerazioni finali sul criterio di selezione. Non sono state considerate le band grunge o post grunge come Nickelback ad esempio, ma solo quelle come Puddle Of Mudd che avevano caratteristiche sonore più nu metal. In genere non ho considerato anche le semplici band alternative rock se non c’era una ricerca di una fusione stilistica tra generi diversi con almeno una base hard rock o metal.

Emanuele Biani

Lascia un commento