THE HIVES il nostro live report
THE HIVES il nostro live report
THE HIVES il nostro live report – Alcatraz, Via Valtellina 25, Milano, 29 ottobre 2025 – Parole e foto di Davide Sciaky
È passato appena un anno dall’ultima data italiana dei The Hives, lo scorso giugno a Bologna. Tuttavia, i fan nostrani della band svedese non hanno perso l’occasione per riempire ancora una volta il locale milanese.
I primi a salire sul palco sono gli Snooper.
Nel giro di trenta secondi è già chiaro che non hanno nessuna intenzione di scaldare il pubblico con calma.
Il loro punk iperattivo è un’esplosione di suoni e movimenti, una corsa senza fiato che dura poco ma lascia il segno.
Brani rapidissimi e un’energia contagiosa. Il loro set è un pugno in faccia nel miglior senso possibile.
A raccogliere il testimone arrivano gli Yard Act.
La band imposta un cambio di tono, ma non di intensità. Il loro sarcasmo post-punk, lucido e tagliente, conquista subito i presenti.
Il frontman James Smith chiacchiera con la platea con la stessa ironia sorniona che porta nei testi.
A volte si scatena a volte arrivando pure a lanciarsi a terra sul palco, senza mai smettere di cantare in modo davvero intenso.
Quando lasciano il palco, l’atmosfera è già in ebollizione.
Le luci si abbassano, si accendono i palloni che – una lettera per uno – dipingono la scritta “Hives” sopra al palco (il “The” è invece scritto sulla grancassa della batteria).
Il quintetto è lì, in divisa da orchestra del rock’n’roll: giacche perfettamente tagliate, cravatte e sguardi pronti a scatenare l’inferno.
Il boato è immediato. “Enough Is Enough” apre le danze come una scarica di adrenalina, seguita a ruota da “Walk Idiot Walk”, suonata incredibilmente presto.
Come a dire: “Sì, possiamo permettercelo.” La band non ha bisogno di scaldarsi — The Hives sono già in ebollizione.
Pelle Almqvist, Howlin’ Pelle per tutti, è un animale da palcoscenico.
Alterna il ruolo di predicatore e di comico stand-up, un po’ Mick Jagger, un po’ Groucho Marx.
Incalza il pubblico, salta, scalcia, urla, prima di scendere dal palco e cantare metà di “Rigor Mortis Radio” aggrappato alla transenna.
Dietro di lui, il fratello Niklas Almqvist (Nicholaus Arson) incendia le corde con il suo solito stile da posseduto. Si piega all’indietro mentre lancia riff affilati come rasoi.
The Johan and Only e Chris Dangerous tengono la sezione ritmica con precisione militare.
Il tutto mentre Vigilante Carlstroem aggiunge sfumature che danno ai brani più recenti un corpo sorprendente dal vivo.
Il cuore del set è una corsa senza freni tra passato e presente
“Main Offender”, “Born a Rebel”, “Stick Up”, “Bogus Operandi”, “Hate to Say I Told You So” — ognuna accolta come un inno nazionale.
A ogni canzone, Pelle ricorda con finta arroganza: “Non ci sono tante cose che sappiamo fare. Se avete bisogno di un idraulico non chiamate noi. Ma se volete suonare Rock N’ Roll, gli Hives sono la più grande band del mondo!”.
Nel mezzo, l’accoppiata “O.C.D.O.D.” e “I’m Alive” mostra che anche i brani più nuovi si piazzano accanto ai classici senza sfigurare. Il pubblico, sudato e felice, canta ogni ritornello come se fossero già evergreen. Come già detto, gli Hives sono passati dall’Italia appena un anno fa, ma con l’uscita del nuovo album la setlist è radicalmente diversa. Ben sei brani nuovi suonati questa sera, tutti accolti con grande entusiasmo dai presenti.
La parte finale è pura apoteosi: “Countdown to Shutdown”, “Come On!” e “Tick Tick Boom” arrivano come un bombardamento.
Pelle scala la barriera e canta tra la gente, Niklas lancia il plettro verso il soffitto, le luci impazziscono — è il caos più perfetto possibile.
Dopo una brevissima pausa, i cinque tornano per un encore che sembra scritto per chiudere un cerchio.
“Legalize Living” è un manifesto: vivere è un atto di resistenza. “Smoke & Mirrors” affonda nel groove più denso della serata, e poi arriva la dichiarazione finale, gridata come una profezia.
“The Hives Forever Forever The Hives.” La title track dell’ultimo disco è tutto quello che sono i The Hives e che ci hanno dimostrato questa sera. Ironici, autocelebrativi, e incredibilmente energici e divertenti.
Il pubblico esce stremato, felice, completamente conquistato. Dopo trent’anni di carriera, i The Hives non sono cambiati — e per fortuna. Non serve reinventarsi quando si è già perfetti nel proprio caos.
The Hives forever, forever The Hives.










































