ROCK HARD GREECE FESTIVAL 2025 il nostro live report
ROCK HARD GREECE FESTIVAL 2025 il nostro live report
Parole e foto di Sandro Buti
Sakis Fragas, boss dell’edizione greca di Rock Hard, si è fatto venire in mente un’iniziativa davvero degna di nota per aprire questa nuova stagione metallica. Non che un festival heavy metal ad Atene sia un’idea originale di per sé: la capitale greca è forse la città a più alto tasso metallico dell’intero universo, ma il primo Rock Hard Festival ha preso presto i contorni del vero e proprio evento, complici alcune conferme che hanno stimolato la partecipazione di appassionati di tutta Europa e non solo. Anche la location scelta per la manifestazione si è rivelata eccellente: il Technopolis City, una vecchia struttura industriale completamente recuperata a pochi passi dal centro della città, comoda da raggiungere e dotata di ogni tipo di servizio, compresa una grande varietà di punti di ristoro.
Venerdì 12 settembre
La prima giornata del festival si apre sotto un sole cocente con lo show dei GANZI GUN, formazione ateniese dedita a un grintoso hard rock, che mescola riferimenti ai grandi del passato, Black Sabbath su tutti, con sonorità più attuali e moderne.
Il coinvolgimento del pubblico cresce con le COBRA SPELL, quintetto quasi tutto al femminile – l’unica eccezione è il chitarrista Adri – che abbina un look decisamente old school con sonorità più orecchiabili e orientate all’hard rock. Leader della band è l’altra chitarrista Sonia Anubis, ex-Burning Witches e Crypta, ma a farsi maggiormente apprezzare è la cantante Kris Vega, dotata di una buona estensione vocale oltre che di un’ottima presenza.
Si torna in Grecia con gli INNERWISH, formazione che merita a pieno titolo l’appellativo di storica, dato che ha mosso i suoi primi passi nel 1995. Hanno alle spalle sei dischi, tra cui l’ultimo ottimo Ash Of Eternal Flame e pescano dalla loro intera produzione per offrire uno show compatto e coinvolgente, all’insegna di un heavy metal classico con avvertibili richiami power, che vede sugli scudi l’ottimo vocalist George Eikosipentakis.
Se le prime tre portate del menu sono state apprezzate dal pubblico, è indubbio che il festival entri nel vivo con gli OVERKILL, per molti il principale motivo di richiamo della prima serata. Se c’era la curiosità di verificare lo stato di foma vocale di Bobby “Blitz” Ellsworth, recentemente apparso in difficolta, va detto che la prestazione del vocalist è stata ben più che soddisfacente. Nulla da obiettare invece sulla su carica e su quella del resto della band, autori della consueta performance terremotante. Un’ora abbondante per loro, tra classici vecchi e nuovi, come sempre costruita sulla muscolarità del basso di DD Verni e sull’intensità delle chitarre di Dave Linsk e Derek Tailer. Il loro è un classico “best of”: con brani come Rotten To The Core, Hallo From The Gutter ed Elimination non si può fare molto di sbagliato. Da brividi In Union We Stand cantata a gran voce dal pubblico, prima che Fuck You arrivi come scheggia impazzita a chiudere lo show della band di New York.
Non è facile arrivare dopo una tempesta del genere, ma gli HAMMERFALL intendono meritare il posto di headliner che occupano. E ci provano, pur non proponendo nulla (!) dal classico debutto Glory To The Brave. Per il resto c’è tutto, dai brani più metallici come Bloodbound e Renegade fino alle più ruffiane e rolleggianti (We Make) Sweden Rock e Hearts On Fire, poste in chiusura di set. Come sempre, dal vivo sanno il fatto loro, e il loro show è assolutamente professionale anche dal punto di vista visuale – la chitarra a forma di martello di Oscar Dronjak è un must. Ma è indubbio che dal confronto con la band precedente non siano loro a uscire vincitori, pur offrendo un concerto di alto livello, che non delude sicuramente nessuno.
Sabato 13 settembre
Già dalle sue prime battute, il sabato si preannuncia come una giornata più intensa, con il sole che continua a picchiare implacabile sulle teste dei metallari accorsi al Technopolis City – per fortuna solo per un paio d’ore prima del tramonto. Si apre subito con un pezzo di storia dell’heavy metal greco, i BATTLEROAR, qui all’esordio ufficiale della nuova formazione dopo un periodo piuttosto travagliato. Solo quattro i brani per loro, complici composizioni lunghe e articolare dal forte sapore epico – del resto Manowar e Manilla Road sono tra i numi tutelari della band guidata dal chitarrista Kostas Tzortzis.
I THE CRYPT sono svedesi e promettono uno show intrigante dal punto di vista visuale, con la cantante Pepper agghindata come una dark Cinderella. Musicalmente, la loro miscela di doom e hard settantiano in cui rivive a tratti lo spirito occulto degli storici Coven pare colpire il pubblico presente, che li accoglie prima con interesse poi con calore.
Tocca ora ai MASTERS OF CEREMONY di Sascha Paeth, preannunciati come antipasto di un evento sotto certi aspetti storico. La prima mezzora, incentrata sul loro materiale, passa praticamente inosservata, non fosse per l’intenso stage acting di Adrienne Cowan e per il solido drumming di Felix Bohnke, che a un certo punto sfoggia pure un elmo ellenico.
Poi le cose cambiano, salgono sul palco diversi ex componenti degli HEAVENS GATE, con la dolorosa eccezione del cantante Thomas Rettke. In sua vece c’è Herbie Langhans (Avantasia, Firewind) a guidare un sentito tributo alla storica power metal band tedesca. Sei pezzi per loro, mezzora tratta da In Control e Livin’ in Hysteria, a soddisfare il sogno proibito di tanti amanti del genere, che mai avrebbero pensato di risentire questi pezzi dal vivo. La ruggine c’è e si vede, ma l’emozione è palpabile, e il pubblico canta a gran voce i classici della band.
La serata prosegue con GUS G. & FRIENDS, monicker sotto il quale il chitarrista greco ospita una serie di ospiti internazionali, a cominciare da Roy Khan e Tore Ostby dei Conception per ‘Roll The Fire’. Salgono sul palco anche Ronnie Romero e David Ellefson, per uno show che prende spesso il sapore del tributo ai grandi del passato: c’è spazio per Kill The King dei Rainbow e per un finale dedicato prima ai Black Sabbath (The Mob Rules e poi a Ozzy, di cui Gus G. è stato per breve tempo chitarrsta (Bark At The Moon e la conclusiva War Pigs).
Finalmente è arrivato il momento tanto atteso, il ritorno (one off? Si vedrà) dei CANDLEMASS con Messiah Marcolin alla voce. E chissà se le frizioni tra i diversi componenti si sono appianate, di certo il cantante appare in ottima forma vocale, pronto allo scherzo con i suoi compagni sul palco. Il coinvolgimento non di discute nemmeno: la sua doomdance è così intensa che il vocalist finisce lungo disteso on stage, per poi riprendersi immediatamente. Lo show è un tuffo nel passato, a venti anni fa, con pezzi come Dark Are The Veils Of Death e la sempre suggestiva Samarithan decisamente valorizzati dalla vocalità unica di Messiah. Se non mancano i classici, c’è spazio anche per un paio di piccole sorprese come Darkness In Paradise e Black Dwarf, da tempo assenti dalle scalette della band svedese. Band che si mostra compatta come nei suoi momenti migliori, efficace in particolare nel lavoro di chitarra di Mappe Bjorkman e di un Lars Johansson sempre ispirato in chiave solista. Leif Edling appare compassato, anche se spesso alza il suo calice di vino per il pubblico. Il passato remoto della band viene omaggiato con Crystal Ball e A Sorcerer’s Pledge, cantata parola per parola dal pubblico presente, che si è fatto straordinariamente fitto. Messiah sorride, interagisce con il pubblico e con i suoi compagni, come se questi venti anni non fossero mai passati.
Come chiudere uno show del genere? Con due classici assoluti come At The Gallows End e Solitude, che trasmettono alla perfezione la magia sonora che ha reso i Candlemass una realtà unica e inimitabile sulla scena. E, non ce ne vogliano altri, Messiah rimane il loro cantante ideale, per voce e per presenza. Di certo va in archivio un concerto di raro coinvolgimento emotivo, chissà se davvero resterà un’occasione unica e irripetibile. Di certo noi ne abbiamo vissuto tutta la magia, minuto dopo minuto e nota dopo nota.





































































