RAMMSTEIN – il nostro live report dello show allo Stadio Olimpico Grande Torino!

RAMMSTEIN – il nostro live report dello show allo Stadio Olimpico Grande Torino!

RAMMSTEIN
12 Luglio 2022, Stadio Olimpico Grande Torino
Parole di Barbara Volpi
Foto di Emanuela Giurano

Un concerto dei Rammstein (soprattutto se all’aperto) non è mai un evento normale, perché esso si stacca dal mero concetto di show musicale per diventare trionfo pirotecnico, pièce teatrale, parata che ricorda, per forza d’urto e capacità di addensare le folla in un’unica anima, i fasti fantasmagorici del Reich.

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E, si sa, di quest’ultimo la band tedesca ha sempre ripreso l’iconografia per restituirne una visione critica da parodia, che ai miopi l’ha fatta sembrare prona a simpatie nazifasciste. Invece il gruppo teutonico, nato nella ex DDR prima della caduta del muro di Berlino, è maestro nel rappresentare in senso metaforico e trionfale le aree d’ombra della storia passata e recente, nonché i meandri più cupi dell’essere umano (vedi il brano Mein Teil).

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Si inizia un po’ in sordina con con Armee der Tristen, per proseguire con Zick Zack, Sehnsucht, Zeig Dich, ma è con la plateale Mein Herz Brennt che l’atmosfera incomincia a farsi incandescente: ci sono più di trentacinque gradi, lo stadio è praticamente pieno e i fuochi d’artificio che incendiano l’aria creano una cappa pesante, calda e densa di energia, quasi soffocante.

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Il pubblico (composto in buona parte da madrelingua tedeschi) incomincia a cantare all’unisono partecipando a quello che diventa ben presto un rituale di massa, un esorcismo dei due anni passati nell’incubo pandemico, che ha costretto i Rammstein a rimandare questo tour più volte (ne è uscito un altro album, Zeit, e quindi il tempo è stato ben impiegato).

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La culla incendiata di Puppe è l’innocenza tradita di tutti noi, mentre Deutschland (cantata all’unisono con il pubblico, con il palco dipinto di luci rosse), fa pensare di essere tornati nel 1932. Gradualmente la festa si trasforma in un rave, grazie a brani più dance come Radio, Du Hast, Sonne, Ausländer.

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Un secondo palco sorge piccolo tra la folla e i musicisti si fanno traghettare a bordo di alcuni canotti fino al palco principale, facendo un bagno immerso nell’entusiasmo che li circonda. Du Riechst So Gut e Rammstein diventano l’apoteosi dove il calore, i fuochi, i coriandoli sparati da un cannone cavalcato da Lindmeann come fossero un’eiaculazione, non fanno che fecondare l’istinto primevo delle masse che hanno bisogno di messe collettive e di simboli.

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Melodrammatici, sagaci, ironici divertenti e bravissimi, i Rammstein si congedano con Adieu, mentre la luna piena alta nel cielo che ha accompagnato tutto il concerto incomincia a ritirarsi dietro ai muri dello stadio. Siamo tutti fusi, stanchi, sfatti, ma consapevoli di aver partecipato a uno spettacolo unico.

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Emanuele Biani

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