KATATONIA + SÓLSTAFIR + SOM – il concerto del 03/02/2023 al Live Club di Trezzo sull’Adda (MI) nel nostro live report!

KATATONIA + SÓLSTAFIR + SOM – il concerto del 03/02/2023 al Live Club di Trezzo sull’Adda (MI) nel nostro live report!

KATATONIA + SÓLSTAFIR + SOM
03/02/2023 – Trezzo sull’Adda (MI), Live Club

Parole di Roberto D’Errico
Foto di Monica Furiani

C’era una discreta attesa per questo tour europeo che sta vedendo coinvolti Katatonia e Sólstafir in posizione di co-headliner, oltre agli americani SOM in apertura, purtroppo rinviato a più riprese a causa delle ormai arcinote problematiche pandemiche che hanno fermato il mondo tra il 2020 e il 2021. E con grande piacere possiamo dire che la risposta del pubblico italiano non è stata affatto inferiore ai responsi che le due realtà nordiche stanno raccogliendo nel resto d’Europa. Un Live Club imballato ai limiti del sold-out ha fatto da cornice a tre esibizioni che hanno rasentato la perfezione sotto tutti gli aspetti, ma andiamo con ordine.

Come accennato ci hanno pensato i SOM, in tour per promuovere l’ultimo The Shape of Everything (uscito a gennaio 2022 per Pelagic Records), a scaldare una folla inizialmente tutt’altro che numerosa ma che andrà via via in crescendo durante il loro set durato circa 35 minuti. La proposta della band d’oltreoceano è descrivibile come un doom/rock d’atmosfera che tuttavia non disdegna riff anche abbastanza grintosi e rocciosi. Le linee vocali disegnate dal cantante Will Benoit sono molto pulite e riverberate, quasi eteree nello scandire la musicalità dei brani proposti. I primi presenti rispondono con piacere lasciandosi coinvolgere dalle situazioni vagamente ipnotiche ricreate sul palco e la performance scorre via rapida e convincente.

A questo punto però l’attesa era tutta per gli islandesi SÓLSTAFIR, realtà che non smette di crescere e strappare consensi ormai dai tempi di Svartir Sandar (2011). La folla è calda e accoglie il quartetto con grandi applausi sin dall’iniziale Náttfari, breve brano strumentale che chiude Masterpiece of Bitterness ma che questa sera viene invece utilizzato come intro allo show, che parte realmente sulle atmosfere delicate di una stupenda Náttmál. Sarà solo l’inizio di un saliscendi di emozioni e brividi, di una performance dall’incredibile intensità emotiva. Gli astanti vengono letteralmente fatti viaggiare tra i ghiacci e il fuoco dell’Islanda grazie anche a giochi di luce e fumo che a volte nascondo i musicisti tra la nebbia mentre altre li pongono sotto splendidi bagliori bianco/azzurri ricreando quelle atmosfere nordiche tra sogno e stupore. La resa dei brani da parte dei musicisti è notevole anche da un punto di vista della performance dei singoli. Aðalbjörn “Addi” Tryggvason canta in maniera eccellente. Non è un virtuoso, ma certamente non manca di eclettismo e interpreta le canzoni con trasporto e passione, oltre che in modo molto fedele al disco. Inoltre interagisce spesso con la folla, si mette in posa per video e foto, scherza con le prime file e scende dal palco per cantare la finale Goddess of the Ages assieme ai fan. Molto meno appariscente è l’altro chitarrista Sæþór Maríus “Gringo/Pjúddi” Sæþórsson, un vero cowboy dei ghiacci, di poche parole ma di grande sostanza. Sempre molto concentrato sullo strumento, sembra quasi un pesce fuor d’acqua rispetto ai compagni, ma la sua chitarra emoziona che è un piacere, come sull’attacco iniziale dell’immensa Ótta, apice della serata. Infine abbiamo colui che è stato definito da Addi tra le risate generali l’uomo più sexy d’Islanda, Svavar “Dóri/Svabbi” Austmann Traustason, che col suo basso dà ritmo e forza alla musica del gruppo. Svabbi sarà grande protagonista su Fjara e nei momenti più sostenuti di canzoni come Melrakkablús e Bloodsoaked Velvet, quest’ultima proposta in scaletta piuttosto a sorpresa. Dall’ultimo album verrà tratta la sola Rökkur, brano soave e dai tratti più folcloristici, oltre che dalla meravigliosa resa live. Ed è così che l’ora e venti a disposizione dei Sólstafir vola letteralmente via e noi, totalmente rapiti, non possiamo che ringraziare questi ragazzi autori di un concerto variopinto, commovente e che avremmo voluto potesse continuare ancora a lungo.

Terminata un’esibizione del genere pensiamo che potrà essere dura per i KATATONIA replicare a cotanta classe, ma non abbiamo fatto per l’appunto i conti con i signori incontrastati del dark-metal. Sui nostri e sulla loro evoluzione sonora moltissimo si potrebbe dire, ma troviamo non sia questo il contesto più adatto per farlo. Il nuovo Sky Void of Stars è ormai stato dato alle stampe da diversi giorni e ci ha riconsegnato una band che, onestamente, appare all’apice del proprio eclettismo sonoro. E anche dal vivo Jonas Renkse e compagni sono sembrati davvero in grande spolvero. Un gruppo talmente coeso che, incredibilmente, quasi non ha fatto notare la mancanza di uno dei suoi leader, Anders Nyström, momentaneamente impossibilitato e viaggiare ma egregiamente sostituito alla chitarra dall’ex Entombed Nico Elgstrand. Appena saliti sul palco tra il tripudio di un pubblico eterogeneo, e attaccato con la nuova Austerity, quel mix ben noto di prog rock e gothic metal ha iniziato a riversarsi sugli astanti in tutto il suo oscuro splendore. Giusto un paio di minuti, il tempo per il fonico di settare al meglio i suoni, ed un muro sonoro pulito e potente, sorretto da una grande sezione ritmica e condotto dalla voce inconfondibile di Jonas, si erge impetuoso. Il coinvolgimento e l’incedere sono sostenuti sin da subito e la decisione di proporre quasi solo pezzi dell’ultimo periodo appare azzeccata vista la risposta dei fan ad ogni singolo brano lanciato. Epicentro del concerto è, come accennato, il nuovo disco da cui vengono proposte anche Colossal Shade, Birds, Atrium ed una bellissima Opaline, che fa muovere e battere le mani a tutta la folla grazie al suo appeal immediato ed alla sua verve radiofonica. La band non si dimentica nemmeno di The Great Cold Distance, forse il loro primo vero grande successo (quantomeno in termini commerciali, si intende), da cui vengono tratte Deliberation, July e My Twin.

Ma, come anticipato, sono le uscite più recenti a farla da padrone grazie ad una acclamata Lethean (Dead End Kings) e ad una più metal-oriented Behind the Blood (City Burials). Il pezzo più datato, tra quelli proposti, è la finale Evidence (Viva Emptiness), chiaro segnale di quale sia la direzione tracciata per il futuro. Se siete quindi tra quelli che non possono fare a meno di lavori come Tonight’s Decision, Discouraged Ones e Last Fair Deal Gone Down, molto probabilmente questo concerto vi avrebbe (o vi ha) lasciato un po’ di amaro in bocca. Ma se invece a tutt’oggi ascoltate ancora con piacere la proposta degli svedesi nella sua interezza, allora sicuramente avreste (o avrete) apprezzato una performance solida, appassionata e contraddistinta da tante grandi canzoni. Eh sì, perché considerati i ben tredici full length già pubblicati in carriera dal gruppo, ad oggi sono davvero poche le realtà che possono vantare una selezione di brani tanto ampia e di qualità tra cui pescare per i propri live come i Katatonia. Lunga vita ai nostri dunque, che tanto live quanto in studio non deludono davvero (quasi) mai, qualsiasi siano le loro scelte.

Emanuele Biani

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