JE T’AIME + SORRY HEELS – il concerto del 28 gennaio a Roma nel nostro live report!

JE T’AIME + SORRY HEELS – il concerto del 28 gennaio a Roma nel nostro live report!

JE T’AIME

LIVE@TRAFFIC ROMA 28/01/2023

Parole di Fed Venditti

In un periodo storico in cui, purtroppo, le band straniere vengono in tour nel Bel Paese con il contagocce, ospitare una band del calibro dei Je T’Aime allo storico Traffic di Roma è manna dal cielo per gli amanti delle sonorità sintetiche anni ottanta. Il gruppo parigino, dopo un promettente omonimo debutto nel 2019, è tornato in pompa magna con il doppio Passive/Aggressive, un album che racchiude tutto l’amore viscerale per i primi Cure (in particolar modo del periodo Pornography) e certa cold wave sofisticata, ma sarebbe superficiale additarli come delle copie sbiadite del gruppo di Robert Smith e soci. Nella formula sonora dei Je T’Aime c’è anche tanta elettronica, che li avvicina a tutta la corrente synth pop inglese di metà anni ottanta. Un miscuglio di ingredienti che rende la loro ricetta appetibile anche ai palati più esigenti, non creando mai un effetto di deja-vu o di compito scolastico, formalmente ineccepibile, ma dagli scarsi contenuti.

Ai Sorry Heels, band di Frosinone, l’arduo compito di riscaldare i cuori degli avventori del locale romano, infreddoliti dalle temperature rigide di fine gennaio. Il sound del gruppo è un mix di new wave canonica, aggiungendo, però, delle sferzate di dream e synth pop. Il gruppo autore dell’ultimo album She, suona per una buona mezz’ora. Interessanti, anche se la voce è, alle volte, troppo carica di delay ed altri effetti, quindi non sempre intellegibile da sotto palco.

Dopo una birra rinfrescante (nonostante il freddo), ecco che salgono sul palco i Je T’Aime, nel frattempo il pubblico è aumentato considerevolmente. Il trio francese parte subito in quarta con Unleashed, traccia dall’ incedere marziale, estratta da Passive, e la prima cosa che salta all’occhio è l’energia che emana la band, una dose di adrenalina sottocutanea, che sottolinea come il gruppo abbia una marcia in più, rispetto a tante altre realtà del genere.

Il cantante, DBoy, è un incrocio fisicamente impossibile tra Damiano dei Måneskin e Pete Doherty delle Babyshambles. Sembra su di giri, con la sua voce lamentosa ed estremamente suadente, che fa il verso al leader dei Cure, egregiamente accompagnato dal bassista, un ragazzo con i cappelli giallo paglia che pare la controfigura di Christopher Lambert in Subway. Le sue linee dritte e scolpite nel marmo rendono irresistibili gli arpeggi liquidi del chitarrista. Il pubblico sembra divertirsi da subito, grazie alla bravura del trio, che esprime tutta la sua passione musicale attraverso le movenze androgine del frontman. DBoy ci prende letteralmente per mano, snocciolando uno dopo l’altro tutti i classici dei Je T’Aime, in un lungo viaggio nei meandri più viziosi della notte. Come resistere ai ritmi cold wave di Marble Heroes? O alle aperture sensuali e perverse di Evil Curves e, infine, alla morbosa ed esplicita, Fuck Me? Il gruppo transalpino trasmette davvero un senso di passività/aggressiva, come suggerisce il loro ultimo doppio lavoro, che risulta assolutamente irrefrenabile, dipingendo degli scenari sonori che catturano di primo acchito l’ascoltatore. Il concerto scorre veloce e, sebbene il locale non sia completamente pieno, si ha la netta sensazione di aver assistito ad un live superlativo, ad opera di una formazione che ha davanti a sé un futuro radioso, ma soprattutto dei notevoli margini di crescita artistica.

Emanuele Biani

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