AC/DC il live report del concerto di Imola
AC/DC il live report del concerto di Imola
AC/DC il live report del concerto di Imola, 20/07/2025, Autodromo Enzo e Dino Ferrari
Parole di Roberto D’Errico e Stefano Cerati
Foto di Davide Sciaky
THE PRETTY RECKLESS – di Stefano Cerati
Non è facile nessuno aprire per gli AC/DC.
Quando sali su un palco dove tutti sono lì per gli headliner e il 90% dei fan indossa una t shirt degli AC/DC, devi avere una grossa personalità per importi e non farti schiacciare.
E la personalità non manca certo a Taylor Momsen che ritroviamo sempre più sexy e sicura di sé.
Si presenta con un giubbotto nero di pelle che presto lascia il posto a un vestitino rosso con le frange nere che esalta la sua figura snella e scattante.
Infatti la cantante non si fa pregare e corre, si dimena, si piega e si inginocchia sul palco, dando tutta se stessa, a volte con movenze sinuose e feline, tutto pur di catturare l’attenzione.
Il set della band dura un’ora in cui i nostri hanno modo di giocarsi le loro carte presentando il meglio dei quattro album pubblicati finora.
I riff sono hard rock che rasenta il metal, di buona fattura, si vede che derivano dal rock’n’roll e dal blues più potente (proprio come gli AC/DC).
Nella timbrica hanno comunque qualcosa di più attuale che parte dal grunge in avanti, con una pastosità moderna.
Se il concerto è fatto per promuovere l’ultimo album Death by Rock and Roll (uscito però ormai nel 2021), l’operazione non riesce in quanto i tre estratti, a parte la title track eseguita in apertura, non riescono a scaldare il pubblico.
Meglio decisamente la seconda parte dell’esibizione dove pezzi intrisi di blues, soul e romanticismo esaltano le capacità interpretative della cantante.
Make Me Wanna Die e Going to Hell, dal sapore forte e gospel, hanno anche ritornelli che si ricordano.
Qui il chitarrista ha anche modo di dedicarsi a lungo e pregevole assolo a dimostrazione del fatto che The Pretty Reckless non sono solo la cantante.
Sulla stessa vena intima e sensuale prosegue Heaven Knows prima della chiusura di Take Me Down dove Taylor Momsen imbraccia anche la chitarra e conduce la band a un finale pirotecnico ed elettrizzante.
È stata decisamente una buona performance, anche se questo non era il loro pubblico che in effetti si è dimostrato spesso freddo e poco interessato alla proposta musicale della band.
Ma questo sarebbe successo anche col 99% di altre formazioni che si fossero cimentate nello stesso compito.
Setlist
Death by Rock and Roll
Since You’re Gone
Follow Me Down
Only Love Can Save Me Now
Witches Burn
Make Me Wanna Die
Going to Hell
Heaven Knows
Take Me Down
AC/DC il live report del concerto di Imola
AC/DC – di Roberto D’Errico
Sono circa le 20.40 quando i megaschermi del palco finalmente si accendono proiettando il classico video d’introduzione allo show, in cui la macchina da corsa degli AC/DC, rombando, piomba all’interno dell’autodromo di Imola.
Stevie Young (chitarra ritmica), Chris Chaney (basso) e Matt Laug (batteria) sono già in posizione, ma il boato vero e proprio arriva quando ad irrompere sul palco sono Brian Johnson e soprattutto Angus Young.
Il chitarrista subito prende possesso della passerella centrale andando a salutare il pubblico sulle note di una terremotante If You Want Blood (You’ve Got It).
Dal PIT A istantaneamente notiamo suoni calibrati alla perfezione e volumi esagerati, esattamente ciò che ci attendevamo dalla band.
Gli australiani i quali mettono ancor più in chiaro le cose facendo seguire al brano appena menzionato un altro pezzo da novanta qual è Back in Black.
La folla è già totalmente nelle mani di Angus e compagni quando le note di Demon Fire (primo estratto dall’ultimo Power Up) riecheggiano nell’aria imolese.
A stretto giro, i due grandi schermi posti ai lati del palco più quello centrale iniziano a mostrarci i membri del gruppo avvolti dalle fiamme durante la leggendaria Shot Down in Flames,.
A parere di chi scrive, uno dei brani più belli dell’epoca Bon Scott, il cui ritornello (Shot down in flames, Ain’t it a shame, To be shot down in flames?) non si può fare a meno di urlare a squarciagola!
Tuoni e fulmini compaiono su Thunderstruck mentre Have a Drink on Me è una di quelle canzoni “minori” (soprattutto se pensiamo al disco da cui proviene) che tuttavia fa piacere ascoltare dal vivo.
Inizia ad imbrunirsi quando la Campana Infernale degli AC/DC fa la sua calata sugli astanti.
Brian che sorretto dal granitico riff portante del pezzo intona l’epica strofa iniziale I’m a rolling thunder, fire and rain, I’m coming on like a hurricane…
La scarica di adrenalina è notevole ma la band decide di ri-catapultarci in epoche più recenti con le successive Shot in the Dark e Stiff Upper Lip, tra i singoli più accattivanti del periodo Johnson.
Tuttavia, nulla a che vedere con la successiva e maestosa Highway to Hell, dove il palco letteralmente s’incendia nella sua parte sopraelevata.
Il fuoco fa da contorno alle immagini di una lunga autostrada infernale che si dipana di fronte a noi.
Fa sempre un certo effetto quando Brian canta la strofa Hey mumma, Look at me, I’m on the way to the promised land, con la mente che non può non correre al ricordo del mai abbastanza compianto ex cantante.
Inizia qui, probabilmente, la parte più esaltante dello spettacolo.
Shoot to Thrill, Sin City, Dog Eat Dog, Dirty Deeds Done Dirt Cheap, High Voltage e Riff Raff vengono eseguite con una grinta ed una potenza che vanno oltre le migliori aspettative.
Impossibile trattenersi dal saltare ed urlare come pazzi (I said high, High voltage rock ‘n’ roll!!), o restare indifferenti all’attacco di Dirty Deeds, che fa tremare il cemento della pista sotto i nostri piedi!
Su Sin City Angus inizia il suo spogliarello, mentre invece Riff Raff viene suonata con una convinzione stupefacente.
Si giunge così al gran finale: You Shook Me All Night Long è il “singolone” radiofonico che il pubblico più occasionale non vedeva l’ora di cantare.
Whole Lotta Rosie è grintosissima, col suo attacco immortale a suon di Angus! Angus! urlato a tutta forza dalla folla.
È qui che Brian ci narra delle speciali “doti” di tale presunta giunonica vecchia “amica” di Bon (Fourt’two thirt’ninefiftysix, You could say she’s got it aaaaaalllll!), prima che Angus parta in quarta col suo ennesimo passo dell’oca della serata scatenando la band in tutta la sua potenza.
La chiusura non poteva che essere affidata a Let There Be Rock (che Angus prolunga con passerella, contorsioni, corse, assoli e giochetti col pubblico fino ad addirittura 25 minuti di durata), T.N.T. e l’epica For Those About to Rock (We Salute You).
E sulle cannonate finali quasi ci commuoviamo rendendo omaggio (forse per l’ultima volta) a coloro che il Rock con la “R” maiuscola lo portano in giro con fierezza e convinzione da circa mezzo secolo.
Location e Organizzazione
Come facilmente intuibile l’autodromo Enzo e Dino Ferrari ha tutti i pregi ed i difetti delle location più mastodontiche.
L’accesso ai vari settori è tutt’altro che rapido ed anche a livello di sfollamento a fine concerto qualcosa di meglio poteva essere fatto in termini di tempistiche ed efficienza.
Molto soddisfacente invece l’esperienza come suoni e volumi (quantomeno dal PIT A in cui chi vi scrive si trovava), che certamente sarebbero stati penalizzati in caso di stadi o location più prossime a centri città.
Stato di salute della band
Su questa tematica solo, o quasi, cose positive si possono dire in seguito allo spettacolo di Imola.
Parliamoci chiaro: chi vi scrive aveva, in partenza, più di una perplessità relativa allo stato di forma di un gruppo il cui cantante compirà 78 anni il prossimo mese di ottobre ed il cui chitarrista e membro simbolo ne ha compiuti 70 lo scorso marzo.
Gli AC/DC sono una band che fa da sempre della velocità, del groove e dell’impatto diretto del proprio spettacolo le sue bandiere ed il timore di assistere ad uno show in tono minore, con canzoni rallentate o dove la tipica “botta” del gruppo potesse venir meno era alto.
Nulla di tutto ciò è accaduto, anzi, gli AC/DC sono ancora in uno stato fisico, tutto considerato, più che soddisfacente.
Brian è certamente quello che fatica di più, la sua voce verosimilmente non graffia più come una volta, ma il suo lavoro lo fa comunque in modo più che dignitoso fino alla fine (e parliamo di quasi due ore e mezza di spettacolo).
Ma è Angus colui che impressiona di più.
Il piccolo chitarrista (uno dei pochi individui al mondo a potersi fregiare davvero dell’appellativo di rock star) corre, salta, si butta a terra ma soprattutto suona ancora come un tempo o quasi.
Il suo viso è naturalmente invecchiato, i capelli si sono sbiancati e diradati ma quello sguardo spiritato e posseduto dal demone del rock è sempre lo stesso di quando aveva 25 anni o giù di lì.
Guardandolo imbracciare la chitarra, ancora oggi con una fame e una convinzione senza eguali, trasudando passione da ogni poro, non si può far altro che restare ammirati e stupefatti.
Un uomo sicuramente non comune e che crede sempre fermamente nella magia del rock.
Anche a Imola Angus sembrava in missione, deciso a lasciare un ricordo davvero indelebile in ogniuno degli ottantamila presenti.
Solo per questo non possiamo far altro che essergli grati e scusarci se, anche solo per un istante, abbiamo osato dubitare di lui e della sua immortale creatura.
AC/DC il live report del concerto di Imola
Setlist
“If You Want Blood (You’ve Got It)”
“Back in Black”
“Demon Fire”
“Shot Down in Flames”
“Thunderstruck”
“Have a Drink on Me”
“Hells Bells”
“Shot in the Dark”
“Stiff Upper Lip”
“Highway to Hell”
“Shoot to Thrill”
“Sin City”
“Dog Eat Dog”
“Dirty Deeds Done Dirt Cheap”
“High Voltage”
“Riff Raff”
“You Shook Me All Night Long”
“Whole Lotta Rosie”
“Let There Be Rock”
“T.N.T.”
“For Those About to Rock (We Salute You)”
















































