Intervista Monkey3 – Intervista

Intervista Monkey3 – Intervista

Visto che le tue/vostre interviste si contano sulle dita di una mano,  cosa ne dici di iniziare con una presentazione della band e della vostra musica ai nostri lettori?

“Molto volentieri! I Monkey3 sono un gruppo di rock strumentale, basato a Losanna in Svizzera; il gruppo è composto da quattro musicisti: Walter alla Batteria, Kevin al basso, DB alle tastiere (e alla chitarra) e io, Boris, alla chitarra. Il nostro primo disco, Monkey3, è uscito nel 2003, dunque siamo in giro da quasi vent’anni suonando la nostra musica che potremmo definire come un mix tra space rock, psichedelia e progressive rock con sfumature di stoner rock.”

Come ricordavi tu i Monkey3 esistono oramai da parecchi anni, durante i quali avete inciso otto album (di cui uno live e uno di cover), fatto decine di concerti e partecipato a innumerevoli festival europei, sempre con la vostra formula di band strumentale; non avete mai incontrato una voce che riterresti adatta alla vostra musica?

“Come tutti i gruppi all’inizio della nostra avventura abbiamo ovviamente cercato una voce, ma non eravamo mai convinti al 100% di quanto trovato e dunque abbiamo deciso di andare avanti in modo strumentale. Dopo vent’anni è invece diventata la nostra identità; siamo un gruppo strumentale ed è la formula in cui si è cementata la nostra identità di gruppo. Tra l’altro uno dei gruppi che più amiamo all’interno della band sono stati gli olandesi 35007, una grossa influenza sulla scelta di essere un gruppo strumentale; se non li conoscete dovete assolutamente andare a riscoprirli.”

Il fatto di incidere oramai da diversi anni con la Napalm Records e il rapporto con la Sound Of Liberation vi consente di concentrarvi al 100% sulla musica e in particolare sui Monkey3?

“Sulla musica si, solo ed esclusivamente sui Monkey3 purtroppo no. Siamo tutti in ambiente musicale ma c’è chi insegna, chi si presta a fare serate di cover e chi partecipa ad altri progetti come musicista ospite. Non è molto rock’n’roll, ma oggi è l’unico modo per andare avanti per gruppi come il nostro.”

Nel 2019 è uscito il vostro sesto album in studio, Sphere, un disco molto apprezzato dalle riviste musicali italiane che lo hanno descritto in maniera pressoché univoca, come Pink Floyd meets Black Sabbath. È un giudizio che apprezzi e ritieni veritiero per cercare di descrivere a parole la vostra musica?

“È un giudizio che mi lusinga molto! Pensa che a un tuo collega che mi chiedeva di definire la nostra musica ho risposto ridendo: “i Pink Floyd incazzati che suonano pezzi dei Black Sabbath sul pianeta Marte!!“ Battute a parte, i Floyd, i Black Sabbath, così come le grandi band degli anni ’70 sono sicuramente tra le nostre più grandi influenze. La nostra musica nasce da un mix di rock anni 70, un certo prog rock e tutte le sfumature che ne derivano come lo space, la psichedelia e in parte lo stoner rock. Non posso evitare di citare anche le band degli anni 90 e il fenomeno grunge che hanno rappresentato anch’essi una grande influenza per noi.”

Solitamente gli artisti ritengono il loro ultimo parto il migliore e allora ti chiedo in che cosa Sphere è superiore a tutto ciò che avete composto prima?

“Secondo me Sphere è il nostro lavoro più compatto e coerente, ed è molto divertente da suonare dal vivo. Ritengo che in Sphere siamo riusciti a coniugare il meglio del nostro lato più duro e roccioso con le melodie che fanno da sempre parte della musica dei Monkey3. Lo vedo come la summa dei nostri quasi venti anni di carriera. In dettaglio posso dirti che con questo lavoro siamo tornati alle nostre origini, riprenderci la nostra identità dopo le sperimentazioni del precedente disco, Astral Symmetry. Nei confronti di quel disco, pur apprezzandolo, abbiamo un sentimento molto contrastato; in quel momento ci sembrava giusto cercare nuove strade, espandendo e modificando il nostro stile, ma il risultato, col senno di poi, non ci convince al 100%. Dunque quando ci siamo messi a scrivere il seguito, che poi è diventato Sphere, abbiamo cercato il più possibile di tornare alle nostre origini per ritrovare soprattutto quello spirito originario che penso traspaia dai solchi del disco.”

Esiste un brano del vostro oramai vasto repertorio a cui ti senti più legato? Se si, per quale motivo ?

“Direi il brano Jack estratto dal nostro disco 39Laps del 2006. Per me rappresenta esattamente quello che siamo e il nostro sound e mi emoziona sempre tanto suonarlo live. L’intro di tastiere, a cui segue un giro di basso con un bellissimo mood, l’attacco di Walter alla batteria è un bel viaggio dove anche io come chitarrista posso davvero dare libero sfogo a tutto me stesso. Per chi non ci conosce è un ottimo pezzo per iniziare a prendere confidenza con noi. (ridendo, ndr) Ci sei rimasto male vero? Pensavi ti citassi Icarus dal disco The 5th Sun del 2013, vero ?

I Monkey3 e le cover. Avete fatto un bellissimo disco di cover nel 2009 intitolato Undercover in cui avete spaziato tra i Led Zeppelin e i Pink Floyd passando anche per i Kyuss, ma live proponete molto raramente brani non vostri, come mai ?

“Abbiamo un repertorio abbastanza vasto per non avere bisogno o voglia di suonare cover, anche se ogni tanto proponiamo live One of These Days (Pink Floyd) o Once Upon A Time in the West (Ennio Morricone), che i nostri fans apprezzano molto e anche noi.”

Probabilmente la data del 12 dicembre 2019 sarà la vostra data italiana nel club più importante e capiente in cui abbiate sinora suonato in Italia, il mitico Circolo Magnolia, che aspettative avete?

“Il nostro rapporto con l’Italia è molto strano e direi contrastato; in passato abbiamo avuto serate splendide in bei locali o location, con tanta gente calda e appassionata, ma purtroppo anche date in posti non bellissimi e soprattutto con poca gente. Non abbiamo ancora capito questa dicotomia, ma siamo convinti che in occasione della data di dicembre, la situazione potrebbe cambiare definitivamente in positivo. Questa data chiude l’ultima parte del tour europeo di supporto a Sphere e dunque ci aspettiamo di vivere una bella serata, intensa e psichedelica, una festa con tanti fan e amici, dunque venite numerosi!”

Stefano Cerati

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